domenica 30 maggio 2010

Il calore delle cose.

L'altro giorno stavo lavorando, entra nel bookshop una famiglia composta da padre e due figlie, una avrà avuto più o meno 8 anni e l'altra direi 5.
Non sono sicuro che la loro età vera corrisponda con quello che ho scritto, sono veramente scarso a definire l'età dei bambini. Non perchè non riesca a cogliere le differenze, sò distinguere uno piccolo da uno medio fino ad uno piuttosto piccolissimo e un altro decisamente grande e ciccio. Non riesco a dire quanti anni hanno, il che è assurdo dato che gli anni a disposizione sono una manciata, quanti potranno essere? Tipo 13? Ho 13 possibilità fra le quali scegliere e quasi sempre scelgo quella sbagliata. In genere me la cavo con un semplice: "era alto così!" accompagnado a questa frase un gesto che definisce un altezza e di conseguenza, a meno che non si tratti di un assurdo caso di nanismo, arriva in mio aiuto una persona più competente in questo campo che sopperisce la mia ignoranza con una definizione numerica.
Divago come mio solito.
Entra questa famiglia, le bambine vestite di rosa e il padre con quei tipici sandali da turista germanico, entrano e iniziano a guardare la mia mercanzia. Il padre si sofferma sui libri, sulle guide turistiche con tema Alto Adige in particolare, la più grande delle due osserva con calma le cartoline mentre la piccola si innamora all'istante delle gomme da cancellare a forma di infradito.
Si, vendo una marea di cazzate nel bookshop, fra le tante ci sono gomme da cancellare con forme atipiche: arachide, dado, dolcetti, sushi e infradito o, per meglio dire, "Flip Flop".
La piccola le prende e le porta dal papà che, con tono autoritario ma delicato, le dice di usare i suoi soldi. Ecco allora che la piccola si mette delicatamente a sedere sopra la panca/balla di fieno e dallo zainetto sulla schiena estrae un minuscolo portamonete.
Inizia a contare con attenzione i centesimi, ne bastano pochi ma è un processo formativo da eseguire con cura e minuzia. Inizia estranendo le più piccole e ramate e le appoggia nel palmo della mano sinistra, continua con quelle dorate finchè, dopo un attento controllo, calcola l'esatto importo da darmi. Stringe il pugno e ripone tutto nuovamente con cura all'interno dello zainetto.
Poi si sofferma a pensare, non posso sapere a cosa, si dirige verso il padre e la sorella con il pugno serrato, come se si stesse preparando a separarsi dalle monetine con sofferenza, un anticipo di nostalgia che necessita di aiuto familiare.
Trova il coraggio e mi si avvicina, mi fa vedere le gomme e mi porge la mano chiusa, apre lentamente il palmo e fa cadere le monete nella mia mano.
E' quello il momento che mi ha fatto pensare ad una cosa a cui non presto mai attenzione: i suoi soldi erano caldi. Avevano la sua temperatura corporea, avevano un calore umano. Lei non stava pagando qualcosa, lei mi stava dando qualcosa di suo in cambio di qualcosa di mio. Quei soldi erano i suoi soldi, risparmiati chissà in che modo, conservati da chissà quanto tempo. Quelle monete erano il suo tesoro, qualcosa che ha tenuto stretta a se fino alla fine, fino a che non ha trovato qualcosa che valesse la pena scambiare.
Erano parte di lei.
Ogni giorno mi passano fra le mani manciate di denaro provenienti dai portafogli delle più svariate persone che la città offre ma questa era la prima volta che sentivo il contatto con qualcuno.
In genere acquistiamo tutto freddamente, forse in preda ad un attacco compulsivo, forse di fretta, spesso malvolentieri. Acquistiamo un sacco ma non diamo un peso a quello che facciamo. Non trasmettiamo una parte di noi, non comunichiamo a chi incassa che quella cosa che stiamo per comprare è una cosa che vogliamo veramente, qualcosa con un valore intrinseco.
Qualcosa che faccia sentire importante il cassiere, che gli faccia capire che quel lavoro del cazzo che fa può rendere felice delle persone.
Ho tenuto le monetine in mano per pochi secondi ma in quell'istante mi sono sentito di nuovo bambino anche io, ho provato di nuovo la sensazione del desiderare veramente qualcosa, tornare indietro. Tornare a quando andavo a comprare il gelato con una manciata di lire e quelle lire erano colme della sacralità del mio gesto, donate per ricevere qualcosa di sublime, fresco, un sinonimo di indipendenza.
Mi è dispiaciuto riporle nella cassa insieme a tutte le altre monete, a loro simili ma totalmente prive di un valore sentimentale. Quelle monete sono state nobilitate, non avevano più solo il loro ruolo, erano un dialogo fra i piccoli desideri che ognuno conserva in se.

Cosa si può dedurre da questa mia riflessione?
Di sicuro che dobbiamo tornare a dare un valore alle cose ma, ancora più sicuro, che a lavoro mi passa talmente poco che perdo tempo a fantasticare sulla temperatura del denaro.
Che cazzo.

Porca puttana.

Non è giusto porco cazzo, quest’anno non faranno “Rai dire Gol”, ovvero l’unico motivo per guardare i mondiali ogni 4 anni. Questo vuol dire che mi toccherà vederli con una stupida radiocronaca seria fatta da esperti che mi descrivono esattamente cosa sta succedendo sul campo, una cosa totalmente inutile dato che, essendo anche io dotato di occhi, posso vedere e comprendere da solo se la palla va dentro e fuori.
Era per questo motivo che aveva un senso la radiocronaca della Gialappas, dicevano cazzate e ti tenevano compagnia facendoti sopportare anche le partite più inutili del tabellone. Dicevano cazzate e facevano ridere, una cosa che in radio non si sente più da anni, più o meno da quando lo Zoo di 105 ha capito che è più facile bestemmiare per generare risate piuttosto che essere divertenti veramente.

Quindi, siccome i mondiali ci sono una volta ogni 4 anni e mi sta sul cazzo perdermeli perchè alla fine è l’unico momento in cui il calcio ha senso, ho deciso di fare io una trasmissione radiofonica sostituiva della trasmissione dei Gialappi.
Io, il fidato Frabbio Sfozza e chiunque altro abbia voglia di sparare cazzate davanti ad uno schermo e microfono. Non ci resta che occupare Radio Tandem e dare vita a questo progetto senza senso.

Ecco una lista di titoli possibili:
- Tutte le mie palle
- Immondiali di calcio
- Mondiali di sto calcio
- Palle a terra
e chi più ne ha più ne metta.

mercoledì 26 maggio 2010

Uomini che odiano le donnole

Non odio le donne, sia chiaro, le rispetto. Rispetto tutto quello che accompagna il periodo premestruale, rispetto il periodo mestruale e i dolori lancinanti nel pieno della notte, rispetto pure il periodo di assestamento post-mestruazioni che si puó dilungare anche fino all´arrivo di quelle del mese dopo.
Rispetto le gravidanze, i reggiseni di varie misure, le mutande modellanti per avere un culo brasiliano, rispetto tutte le varie tipologie di ceretta e silkepil. Rispetto quelle che si ossigenano i baffi, rispetto quelle che mettono i cerotti sui piedi per riuscire ad indossare quel paio di scarpe con il tacco che hanno comprato il giorno stesso, che indosseranno un paio di volte e che poi butteranno nel dimenticatoio nel momento in cui il piede le avrá modellate a dovere per non essere piú causa di dolore e bolle.
Rispetto la competizione fra donne, fra donne e uomini, fra donne e mamme, fra donne e adolescenti. Rispetto le donne di una certa etá che sfoggiano come se nulla fosse il tatuaggio tribale sopra il culo, sicuramente fatto in un epoca in cui se lo potevano permettere e in cui i tatuatori usavano aghi spessi come tappi di champagne per rovinare la pelle altrui.
Rispetto i parrucchieri che le mettono in pace con se stesse, rispetto le quote rose, la maternitá, il fatto che i miei capi siano tutti donne, rispetto le modelle piú belle e anche quelle piú brutte. Rispetto il sesto senso femminile, rispetto le diete dimagranti, rispetto i trucchi e il phard, rispetto le discoteche dove le donne entrano gratis, rispetto persino l´8 marzo anche se mi sembra assurdo che ci sia ancora bisogno di una festa per commemorare la donna e il suo essere donna.
Rispetto le donne che hanno intrapreso la dura strada della comicitá, rispetto che solo se sei donna riesci a ridere ad una battuta fatta da un altra donna. Rispetto Luciana Litizzetto che, anche se utilizzando la stessa tecnica da 20 anni, riesce a far ridere un nutrito gruppo di fedeli della domenica.
Rispetto i film per donne, i parcheggi per donne piú vicini all´uscita e piú larghi rispetto a quelli normali. Rispetto i finti mal di testa, rispetto le ninfomani e le lesbiche, rispetto i cani da compagnia minuscoli che alcune donne si infilano nelle borsette.
Rispetto le donne fanatiche di sport, le donne culturiste, le donne che reggono gli ombrellini al gran premio, le donne rifatte, le donne che scrivono libri non d´amore. Rispetto le donne con la cellulite e quelle con disturbi alimentari.
Rispetto le madri e le nonne e rispetto anche le zie e le cugine, rispetto le donne che in estate si vestono pochissimo e rispetto quelle che indossano pantaloni bianchi mentre sotto indossano un tanga nero.
Rispetto le donne nate uomo e che passano una vita cercando di avere il corpo che si meritano, rispetto gli assorbenti interni e quelli esterni con confezioni divertenti. Rispetto le pubblicitá fatte per le donne, rispetto le adolescenti che parlano come donne vissute, rispetto le donne vissute che parlano come adolescenti. Rispetto le donne che vestono di rosa e quello che vestono solo di nero perché snellisce.
Insomma, le rispetto come rispetto qualunque altra cosa che non capisco del mondo, quindi che non mi si venga a dire che sono maschilista.

venerdì 21 maggio 2010

Distruggere una cittá.

Sicuramente le dinamiche di una societá che getta le proprie basi su una tradizione contadina di bevitori di birra sono fortemente condizionate dalla morfologia del territorio. La totale assenza della percezione di un orizzonte porta l´uomo a vedere meno distante, un certo senso di miopia intellettiva che pregiudica fortemente il senso di soddisfazione che si puó trarre da un guadagno maggiore alla media.
Bisogna aggiungere che, come per un esperimento crudele, é stata introdotta in un territorio ostile una specie animale esterna che presenta caratteristiche fisiche e mentali totalmente opposte e che si trova a dover dare vita ad una convivenza forzata per una sopravvivenza urlata.
Si creano dunque mescolanze che superano questa divisione facendo evolvere la specie, ma al tempo stesso si scavano ancor piú profondamente solchi che diventano irrecuperabili se non tramite la scissione del territorio o una divisine per appezzamenti stile FarWest.
Il benessere, la qualitá della vita che piú di ogni altra cosa bisogna difendere, intralcia la personale evoluzione del carattere uniformando il volere di pochi come volere di molti alla ricerca di sottomissione altrui.
Un contenitore di modeste dimensioni, riempito fino all´orlo di girini che viscidi fra loro sgusciano come saette in situazioni che non gli appartengono, un continuo riflusso di visi noti che notano altri visi e discutono di altri visi che presumono aver notato.
Tutto questo porta a creare un unanime senso di appartenenza ad una causa mai dichiarata, una crociata verso qualcosa che non si conosce, un ipotetica meta di conquista perentoria e del tutto fuori controllo.
Cosa induce un corpo estraneo a subentrare autonomamente in un settore che gli é sconosciuto?
Cosa porta un essere umano a dichiarare conoscenze supposte in merito a fatti non accertati?
Viviamo veramente in un epoca dove l´informazione incontrollata rende tutto enormemente confuso oppure ci sono troppi uomini che credono che aprendo la bocca e creando un movimento diventeranno anche essi parte di un flusso che a loro volta li fará salire nella scala sociale?
Non mi é chiaro, il succo del discorso sembra essere "mors tua vita mea", alcuni tratti di "chi la fa l´aspetti" per poi finire in un piú ampio "ma farsi una vagonata di cazzi propri?".
Fatto sta che essere messo in mezzo a queste cose che ho sempre visto come deplorevoli mi fa male, necessita un indagine accurata per capire chi sono le fonti e accertare i fatti.
In un momento storico dove il bavaglio alla stampa sembra pregiudicare il futuro di una democrazia mi rendo conto che forse l´unica soluzione é lasciare che parlino, finché le loro bocche non si saranno seccate.

giovedì 20 maggio 2010

A facc´ro cazz

http://www.youtube.com/watch?v=W4swy-11ntI


Calcio dietro la schiena, vicino al costato sinistro, quello giá fortemente martoriato negli ultimi mesi. La solita sveglia, le solite grida, la solita rabbia e, da parte di Carmine, la solita indifferenza.
Sul tavolo della cucina é ancora appoggiata la pagella, cosí tanti zero e uno da sembrare scritta in codice binario, trasuda delusione e richiama vendetta.
Carmine quest´anno sta facendo proprio schifo a scuola, quando ci va sono voti tendenti al ribasso, quando non ci vá sono botte assicurate a casa.
Lacrime, sua madre piange, serve una fredda colazione, il minimo indispensabile per riuscire a dargli la forza per correre dietro ad un autobus che sicuramente ha giá in programma di perdere. Sputi per terra, il rione fa schifo, Carmine si sente da schifo, si accende una sigaretta, oramai fuma da qualche mese, piú o meno da quando la montagna di immondizia sulla rotonda vicino casa era una collinetta alta appena qualche metro. Sputa nuovamente per terra, saliva bianca vinavyl che ricopre un marciapiede costellato dagli escrementi di cane e dalle siringhe.
Immondizia e ancora immondizia, poco piú avanti i suoi amici della gang, un piccolo ma fornito gruppo di delinquenti che, nelle giornate rubate all´istruzione, ama andare a compiere piccoli furti.
Microcriminalitá la chiamano, e forse, date le dimensioni delle mani del piú abile di tutti nel rubare portafogli, il termine é azzeccato. Sono tutti minorenni, alcuni talmente minori da ricordarsi la propria etá quando era ancora ad una singola cifra.
Sputano per terra, sputano praticamente sempre.
Non cé cosa che li accomuna di piú dello sputare ovunque.
Quello e la passione per il calcio, in particolare Carmine che, pur non avendo il fisico adatto, se la cava molto bene con i tiri piazzati.
Suona la campanella.
Sputare sempre, prendere a calci un cane randagio e la sua cucciolata, correre dietro ad una coppia di anziani, sputargli addosso la rabbia di una generazione cresciuta fra internet e miseria.
Carmine ha un motorino, ora la gang ha un motorino. Hanno rubato i pezzi e lo hanno composto tutti quanti insieme, lo hanno truccato a dovere e gli hanno attaccato gli adesivi piú offensivi che hanno trovato in giro. E`orribile ma é anche davvero veloce. L´ideale per scappare via dopo aver dato fuoco ad una macchina.
Odore di immondizia bruciata, di copertoni divelti, di pannolini in decomposizione.
A casa lo aspetta suo padre, disoccupato da sempre, lo aspetta per riempirlo di botte. Lo aspetta anche sua madre, in lacrime dal primo ricordo che lui ha di lei, e lo aspettano i suoi altri 3 fratelli, affamati da quando sono nati. Carmine ha deciso di mollare la scuola e di dedicarsi a tempo pieno al crimine.
Oramai é grande abbastanza per maneggiare una pistola di piccolo calibro e uno dei ragazzi della gang gli ha giá presentato un parente giusto, uno che é dentro da tanto e che puó aiutarlo nell´iniziare a muovere i primi passi.
Suona l´ultima campanella, Carmine scende dal motorino ed entra nell´edificio scolastico. Fuori c´é un insolito movimento, piú ragazzi del solito stanno facendo rumore, quelli piú grandi di lui sembrano arrabbiati con qualcosa.
Sputa per terra davanti al bidello.
Dietro si fanno insistenti le urla della rivolta.
Se la stanno prendendo con qualche donna, Gelminchia, Gelatini, Gelini. Non si capisce un cazzo e Carmine non ha idea di chi sia questa presunta troia a furor di popolo. Lui é solamente entrato in classe per fare il primo passo verso la criminalitá organizzata: prendere a pugni il professore di italiano.
Un segno di sfregio, di rottura con l´etá adolescenziale.
È anche tardi rispetto all´etá comune per compiere questo passo. Alcuni lo fanno giá alle medie, lui ha aspettato la prima superiore. Conosce giá chi gli sta sul cazzo e tutti a scuola lo conoscono e lo evitano. È l´unico della gang a frequentare ancora un ambiente fornito di libri.
Iniziano a passargli davanti striscioni, sente slogan carichi di rabbia, si sente gasato, nell´aria é palpabile una tensione collettiva che lo galvanizza e gli da la forza necessaria per perdere qualunque tipo di freno inibitorio e cedere all´istinto di sopravvivenza.
Vede il suo nemico designato, lo rincorre evitando frotte di compagni vestiti da manifestazione, corre verso di lui, chiude il pungo destro, gli urla qualche insulto per costringerlo a girarsi, gli devasta il volto e gli occhiali con un diretto sul naso. Si rompe la mano per l´impatto ma il professore cade a terra coperto da una maschera di sangue.
L´accaduto passa del tutto inosservato nel marasma generale, un piccolo gesto che si perde fra le urla dei tumulti, i banchi rovesciati, le corse verso l´esterno. I megafoni iniziano a raccogliere la folla, Carmine si getta in un flusso con la mano divelta, in pochi secondi é fuori e confuso fra altri ragazzi che, come lui, sono carichi di adrenalina.
Inizia a ridere, é felice, ha chiuso con la sua breve vita passata ed é pronto a gettarsi in un nuovo mondo di soddisfazioni, violenza, soldi facili e morte onnipresente.
Una troupé televisiva appena giunta sul posto lo nota fra mille.
"Sei contento di questo sciopero?"
"A facc´ro cazz!"



Questa storia é di pura fantasia, niente di quello scritto corrisponde con la vita reale delle persone presenti nel video. I nomi, i luoghi, i fatti, insomma tutto é puramente inventato.

mercoledì 19 maggio 2010

Voglio lanciare una nuova moda.

Mi é venuta un idea e voglio condividerla con voi. Allora, viviamo in un epoca segnata da un costante flusso di informazioni e notizie del tutto futili. Se passiamo anche pochi minuti davanti ad un computer abbiamo una altissima percentuale di probabilitá di imbatterci in foto divertenti, video strani, frasi accattivanti.
Se nuotiamo con consapevolezza nel mare di youtube possiamo vedere ogni genere di cosa, porzioni di tempo che ci donano risate, momenti di riflessioni, attimi musicali. Peró adesso, per essere sinceri, quante volte andiamo alla ricerca di cazzate allo stato puro?
Io da sempre.
Oramai i video che youtube mi consiglia sono l´esemplificazione dell´idiozia del genere umano.
Credo di aver visto talmente tante stronzate in questi 5 anni di youtube da poter riempire una petroliera. Peró ho detto "credo". Perché con esattezza non ricordo la valanga di troiate viste.
Ogni tanto mi viene in mente uno spezzone, una frase, una caduta, ma niente di specifico.
Il flusso costante di novitá ci porta a perdere quelle cose che forse in un altra era sarebbero rimaste fisse nella nostra memoria.
Se avessi visto mia zia cadere da un palco mentre era intenta a schiacciare dell´uva sicuramente me lo ricorderei ancora vivamente. Invece si tratta di subentrare in una memoria collettiva troppo vasta, in cui siamo ospiti e visitatori. Possiamo apportare il nostro contributo alla causa ma quanti possono arrivare alle visualizzazione del video del criceto che mangia un broccolo?
Dove voglio arrivare.
Mi piacerebbe molto prendere e partire da uno di questi migliaia di video, una di queste meteore che ci hanno fatto sbellicare almeno una volta, selezionarlo con cura o anche casualmente e poi da li concepirgli una storia dietro.
Qualcosa che spieghi come si sia arrivati a questi pochi secondi di perfezione, che sveli i retroscena della caduta, i mesi in ospedale, le punizioni ricevute dai genitori per aver imbrattato la cucina.
Insomma, prendere un video inutile e dargli una vita superiore, una trama, dei personaggi.
Farlo diventare nostro.
Sembra complicato ma non lo é se siamo forniti di una certa fantasia.
Mi permetto di cominciare io, con questo video:
http://www.youtube.com/watch?v=W4swy-11ntI

Appena pronta pubblicheró la storia e forse il concetto sará piú chiaro!

martedì 18 maggio 2010

La storia di Matteo

Seconda parte



"Fanculo vecchia grassona di merda, fanculo a te e alla tua amica di merda, fanculo fanculo e fanculo!"
Disse fra se e se Matteo mentre usciva frettolosamente dal bar e mentre cercava di tirare su i pantaloni dopo l'atto sessuale di penitenza appena compiuto. "Cazzo questa è l'ultima volta che mi fido delle istruzioni per costruire una bomba trovate su google. Puttana ero sicuro di aver fatto tutto giusto."
Aggiunse mentre la cosa più semplice del mondo adesso sembrava impossibile da compiersi.
Con cosa più semplice Matteo intendeva il riporre di nuovo all'interno delle mutande il suo stanco pipino arrossato dall'usura.
Mentre si recava verso casa le bestemmie e le parolacce fuoriuscivano importanti dalle sue labbra, una parata di blasfemie mai pronunciate da essere umano fino ad ora. Si calcola che il numero di bestemmie pronunciato da Matteo in quei dieci minuti diede vita ad una così grande carica di odio che 10 angeli svennero traumatizzati, 32 donne ebbero un aborto spontaneo e 160 preti corsero in canonica a masturbarsi pensando a Madre Teresa di Calcutta che cura i moncherini di Cicciolina ipotetica lebbrosa.
Per evitare di generare nuovamente il dramma di quella giornata evitiamo di riportare in questa storia il contenuto di quei dieci minuti di monologo.

La sera giungeva ormai languida nella piccola città grande un cazzo dove vive il nostro eroe, la città si andava via via svuotando e le case riempiendo, i camini si accendevano insieme alle luci e alle migliaia di televisioni. Tutte sintonizzate su Italia uno, perchè guardare un Tg normale è una cosa, ma guardare Studio Aperto è un altra. Perchè su un Tg normale vengo mostrate delle notizie, su Studio Aperto vengono mostrate tette, un infinità di tette, culi e passere talvolta. Un Tg coi fiocchi insomma. Poi dopo il Tg tutti a guardare RTV, perchè non puoi farti un abbuffata di tette come si deve senza guardare le tettone di quelle negra che presenta seminuda video amatoriali di incidenti.
"Dev'essere il lavoro più degradante del mondo fare il regista di questo programma" mormorava a voce alta Mike mentre annotava sul suo taccuino le inquadrature scelte per la puntata odierna, eccone un estratto: sigla, faccia, tette, slide sul corpo, culo, faccia, faccia, tette, tette, culo e gambe, culo tette faccia, faccia e gambe, tette e gambe, da lontano visuale completa, piedi, tette tette tette.
Va avanti così per un centinaio di pagine.
Mike annota tutti i giorni le inquadrature nella vana speranza di vedere un colpo di scena un giorno, magari un faccia faccia faccia faccia, quattro inquadrature tutte sul volto della porcona seminuda. Ma niente da fare.
Del resto se hai una sesta e sei in tv non è certo perchè il pubblico vuole sentirti parlare di Prust.
Una volta finita la puntata Mike riponeva con cura il suo taccuino sotto le coperte del letto, facendo attenzione a non rovinare la copertina di pelle nera.

Dlin dlon, dlin dlon, dlin scrrattfuzzzzzzzzzbrrrrrrrrrrrrrrrsblaaamblaaaaaaaaammm.

Il campanello si dev'essere guastato, pensava mentre si dirigeva verso la porta.
E' arrivato, puntuale come sempre, incazzato come sempre, bestemmiando come sempre, sporco di rossetto della vecchia del bar come sempre.
Fanculo mike neanche lo reggeva più di tanto Matteo, però era il suo più vecchio amico e non poteva lasciarlo fuori dalla porta. Un pò perchè teneva alla loro atipica amicizia, un pò perchè alla fine si divertiva sempre con lui, un pò perchè gli piaceva ascoltare i racconti pornografici delle sue avventure sessuali con la vecchia. Ma sopratutto perchè non appena s'era guastato il campanello Matteo aveva di nuovo incominciato a bestemmiare furiosamente e stava per svegliare le ire di tutti i vicini.
"Cazzo hai che non apri?" disse sempre più nero.
"Cazzi miei, cazzo ci fai qui?"rispose mike.
"Secondo te?Perchè cazzo sono qua?Perchè al cinema non davano Marcella e le avventura delle cugine del diavolo?" Disse con il suo noto sarcasmo rompipalle "Sono le nove, sono affamato e devo lavarmi via di dosso il sapore di quella vecchia di merda."
"Quindi neanche oggi sei riuscito a suicidarti vero?" disse mike mentre si allontanava dalla porta lasciandogli lo spazio per entrare.
"Fanculo no, neanche questa volta, quella vecchia di merda ha il culo parato da qualche angelo" disse ridendo, poi si tolse la giacca e con velocità si chiuse in bagno, dove rimase una buona mezz'ora.
Quello che Matteo non sapeva era che la vecchia era veramente protetta da un angelo che ogni volta manometteva i suoi esplosivi e lo rendeva ridicolo. Un altra cosa che Matteo non sapeva però era che in quel momento l'angelo protettore della vecchia giaceva al suolo svenuto per le bestemmie pronunciate da lui poco fa e che quindi questo sarebbe stato il momento ideale per far saltare in aria il bar. Ma questo Matteo non poteva saperlo e infatti passò il tempo disponibile al massacro nel bagno di casa di Mike, nudo, nella vasca da bagno.

La storia di Matteo

Prima parte


Siamo in un bar, uno di quei bar piccoli che hanno appena tre tavolini alti e una manciata di sgabelli attorno. La barista è una simpatica signorona alta quel che serve per riuscire ad emergere dal bancone, fornita di un bancone anche'essa, una provocante qualità che in gioventù le fece avere numerose esperienze fra i banchi di scuola alle medie. Il biondo posticcio dei suoi capelli andava oramai via via scomparendo lasciando spazio all'inesorabile ritorno dei capelli nero-grigi ma ciò per lei non costituiva un problema, anzi, sempre più giovani la trovavano irresistibile e cercavano di avere rapporti over 50 con lei.
E lei ci stava alla grande, memore dei tempi in cui era un gran puttanone.
Ma non è di lei che voglio parlare. E' di ciò che accadde nel suo bar 6 metri per 3.
Quella mattina il bar era piuttosto affollato, seduta al primo tavolo troviamo Irma, una vecchia amica della barista, compagna di mille avventure. Irma è sempre stata piatta come una domenica pomeriggio o come l'encefalogramma di Borghezio, è diventata amica della barista appunto per questo: una piaceva ai ragazzi e l'altra no, una se li faceva per prima e poi li passava all'altra, talvolta è capitato che tutte e due se li facessero contemporaneamente ma ciò a Irma non è mai piaciuto perchè alla fine tutti preferivano sempre perdersi fra le tettone della barista.
Irma stava bevendo un caffè e fumava una sigaretta, una di quelle fine, bianche e macchiate di rossetto sul filtro.
Nel tavolo vicino stavano seduti tre uomini, tutti più o meno sulla trentina, tutti e tre bevevano te e tutti e tre si chiamavano Terenzio. Un caso davvero singolare, i genitori si giustificarono dicendo di essere dei grandi fan dei film di terence hill, ma di essere anche dei filofascisti amanti dell'italianizzazione di ogni parola. Infatti i tre erano diventati amici perchè a differenza degli altri ragazzi erano stati educati in un modo rigido e sempre linguisticamente attento. Nessuno ha mai detto croissant, sempre cornetto, nessuno ha mai detto baguette ma sempre sfiloncino, nessuno ha mai detto musica rock ma sempre musica pietra, il che è il motivo perchè nessun altro ragazzino volle diventare loro amico e i tre furono sempre isolati.
Anche perchè erano tenuti a dire pornostella invece di pornostar.
Nell'ultimo tavolo troviamo il protagonista di questa storia: il piccolo Matteo.
Matteo ha vent'anni ma ne dimostra diciannove, Matteo beve un guaranito perchè è un no global e non beve la coca cola, matteo mangia un toast ma senza il prosciutto perchè è vegetariano, Matteo legge i libri perchè la tv è troppo controllata dai politici e dalle multinazionali, Matteo legge la bibbia ma solo l'apocalisse perchè Matteo sogna l'estinzione del genere umano.
Infatti Matteo è molto agitato, sotto al tavolo sta nascondendo una piccola bomba fatta in casa, abbastanza potente da distruggere il piccolo locale. Ma Matteo non è un sadico violento, lui vuole solo vedere la gente morire, non vuole che soffra durante questo atto. O forse si.
Questo infondo a Matteo non interessa. Finisce in fretta la Guaranito, lascia a metà il toast che oramai è freddo e sbavato dalla sua eccessiva eccitazione e si alza di scatto in piedi.
"Gentili signori, se mi prestate attenzione nella mia mano potrete vedere una piccola bomba costruita in casa. L'ho fatta io, si non è perfetta, forse farà troppo fumo, o troppo rumore, o magari è troppo potente e distruggerà tutto il palazzo. Ma non m'interessa. L'importante è che voi tutti state per morire: la barista puttana, l'amica lesbica che non riesce a confessarglielo e quei tre fascisti di cui uno è gay ma ha troppa paura di dirlo agli altri perchè teme di perdere così la loro amicizia ma tutti e due lo sospettano già da tempo. Voi state per morire. Ora non domandatemi perchè proprio voi, non è che vi ho scelto per qualche motivo, siete capitati voi, il bar è delle dimensioni giuste e voi mi fate abbastanza schifo. Bene. Non cercate di scappare perchè oramai è troppo tardi. Avete dieci secondi per fossilizzarvi su di un pensiero felice o magari per chiedere scusa a Dio. Bene.
10 9 8 7 6 5 4 3 2 1...

Matteo prese in mano il detonatore e con decisione e maestosa sensazione di potere premette il bottone.
Niente.
La bomba non esplose. Matteo aveva sbagliato qualcosa.
Tutti i clienti del bar rimasero bloccati per qualche istante, poi si girarono e tornarono alle loro consumazioni.
"Porca puttana Matteo, ci provi tutte le settimane con sta cazzo di bomba, ma non capisci che è una cazzata, prendi una pistola e ammazzaci tutti piuttosto!" disse la barista.
Matteo era imbarazzato e parallizzato dalla vergogna e dalla rabbia.
"Dai su finisci il toast, voi tre fascisti fuori dalle palle, Irma chiudi il bar e tu piccolo mio vieni qua, lo sai cosa ti aspetta quando fallisci la strage, una bella scopata io te e la mia amichetta leccasorche, abbassati i pantaloni e vattelo a sciacquare va!"

giovedì 13 maggio 2010

Desideri compulsivi.


Lo voglio!

Commenti abilitati.

Ecco, adesso chiunque puó dire la sua su questo Blog.
E con chiunque intendo dire: Tomoski.
E con Tomoski intendo ovviamente dire: vagina.

Errori temporali

Oggi ho pubblicato un nuova storia, che peró, a causa di un disguido nel continuum spazio-tempo, é stata pubblicata da Blogspot nell´estate 2009.
Epoca in cui probabilmente ho aperto il blog ma in cui non ho pubblicato nulla.
Quindi vi invito ad andare indietro nel tempo per poter leggere: "La storia di Pierco".


Ma con chi cazzo sto parlando?
Nessuno legge il mio blog quindi posso permettermi di dire quello che voglio!
Cacca culo tette cazzo figa merda!

Fottetevi.
Pace & amore.

sabato 8 maggio 2010

Le mie 3 grandi paure.

Crescendo si deve arrivare a sviluppare una tale consapevolezza di se utile per potersi districare nelle quotidiane difficoltà. Il fatto che abbia deciso di mettere ordine fra le mie paure è un gesto significativo per indicare che da adesso in poi sò quali cose mi possono ottenebrare la mente o paralizzare le ginocchia, una specie di Achille consapevole del suo tallone.
In questo caso i talloni sono 3.

Al terzo posto:
- La paura di viaggiare in aereo: sono totalmente congelato all'idea di salire su di un aereo, ok è una paura comune ed esistono centinaia di modi per risolverla. Dalle pastiglie ai polsini per finire nell'alcol o l'uso di stupefacenti, magari anche di sonniferi. Ma non sto parlando della singola paura di volare, parlo di una paura che ne mescola ancora di più in se.
La paura di viaggiare in aereo comprende un sacco di sfaccettature: lo stare chiusi in un luogo tendente al claustrofobico, lo stare sospesi in aria
conciliabile con un senso ampio di vertigini ed infine l'essere totalmente inermi, larve che ripongono la propria vita nelle mani di un solo uomo: il pilota.
Uomo che magari la sera prima si è ubriacato come un pazzo per dimenticare un divorzio e che sono mesi che progetta l'omicidio della sua ex-moglie, un uomo che magari segue ogni corsa del motomondiale, ama il calcio, è iscritto a scientology, con i soldi del suo lauto stipendio si compra armature medievali per andare ad interpretare un maniscalco nelle fiere medievali del suo paese di origine e che, per finire, magari non ha un minimo di cultura musicale.
Ecco, com'è concepibile mettere la propria vita nella mani di qualcuno che, probabilmente, in altre situazioni della nostra vita, ci starebbe proprio sul cazzo?
Che cavolo, come minimo dovrebbero distribuire il CV di ogni pilota prima della partenza di modo tale che uno possa scegliere se partire o no. Se devo morire su un aereo voglio che il mio pilota sappia almeno chi è Mike Patton.

Al secondo posto:
- La paura dei vulcani, vesuvio in particolare:
la natura è un immensa bastarda, incontrollabile puttana che si distrugge, esplode, espande, invade, affossa, sommerge, taglia, sfascia, desertifica e deteriora ogni cosa. Sia chiaro, non si può odiare la natura per com'è, si può però guardarla con scetticismo. E io sono scettico nei suoi confronti.
Che cazzo non ti puoi permettere di valangare su ogni cosa, franare su villaggi e tsunamare su isole. Naturalmente sono ben conscio di quanto l'atteggiamento strafottente dell'essere umano abbia reso questi spiacevoli eventi sempre più catastrofici e continui, bisogna riconoscerlo se no a che cazzo servono film come quello di Al Gore?
Detto ciò però non mi sembra abbastanza per giustificare i vulcani. I vulcani agiscono anche senza il contributo dell'uomo. I vulcani esplodono perchè ne hanno le palle piene. Li capisco, sono i brufoli della terra e devono avere la possibilità di sfogarsi anche loro. Però mi sembra un discorso un pò del cazzo se lo applico alla morte dei miei cari.
Come noto, io origino da Napoli e più precisamente la casa che mi da ospitalità da sempre è collocata in una zona già nota alla furia dei vulcani: Ercolano. Quindi, durante la mia permanenza vacanzifera, sono costretto a convivere con questa montagna di lava tappata. Una presenza che già in passato si è divertita a incenerire e radere al suolo il medesimo paese.
E' una situazione alquanto fastidiosa, sapere che sulla propria testa pende questa condanna casuale di una possibile quanto improbabile eruzione. Questa precarietà rende precario anche il mio sonno, Napoli è una città viva di stronzate anche di notte: allarmi delle auto che scattano all'improvviso, feste di malavitosi che culminano con lo scoppio di fuochi d'artificio a tutte le ore della notte, spari, latrati di cani randagi, ululati di cani ancora più sinistri.
Napoli non dorme.
E come si può pretendere allora che un essere umano, nel pieno di una crisi paranoica, possa trovare riposo? se collega gli allarmi delle auto con possibili sirene d'emergenza, i cani come sensitivi di qualcosa che sta per accaddere, gli spari e i fuochi d'artificio come prime timide avvisaglie di una colata magmatica imminente.
Non lo si può pretendere, e infatti, non si dorme.

Al primo posto:
(rullo di tamburi)
- La paura di perdere i capelli: Dai su, non sorprendetevi, un blog che inizia tessendo le lodi della propria superficialità non può che culminare con questa dichiarazione. Nemico pubblico numero uno, la calvizie. Il ritrovarsi senza più quella matassa capellosa sopra la testa, quella distinta accentatura di stile capace di sottolineare un volto, renderlo ridicolo o incorniciarne la maestosità, quella protesi di personalità, prolungamento del proprio amore per se stesso.
Ok, ammetto che la perdita ai capelli non è paragonabile ad una morte dolorosa come l'essere travolti da una colata lavica. Ma è più subdola, perchè è capace di farti dubitare di te.
Tu guardi un vulcano, lo vedi eruttare e sai che non puoi farci niente, se non il metterti a correre.
Tu ti guardi allo specchio, vedi che le cose stanno cambiando senza il tuo consenso, vedi che li dove una volta c'era un bel ciuffo, ora si trova un ventaglietto rado di capellame fine, quasi una pinna di pesce. Le ombre e gli spazi si fanno più calcati, sai che saresti ridicolo se te li facessi crescere di nuovo. Oh si, non c'è nulla di peggio di chi ostenta la caduta dei capelli volendola ignorare, magari trovando modi per fare un riporto appena percettibile. Però, sotto sotto, lo sai che qualcosa sta cambiando, qualcosa da cui non puoi tornare indietro.
I capelli restano un modo per essere estrosi, per comunicare. Io passo la maggior parte del mio tempo con le mani dei capelli, ho un rapporto quasi morboso con loro, forse proprio perchè sono consapevole della mia genetica condanna alla solitudine e le mie dita vogliono quasi cibarsi della loro consistenza. Una cosa paragonabile ai baci dati ad una persona che sai non rivedrai mai più.
I capelli cadono, e tu decadi.
Non è la fine del mondo, è un nuovo inizio, una seconda vita della tua testa che prende aria, conquista il suo spazio, riflette luci e sapori, ti rende sensibile all'inverno e facile superficie da graffiare. Ti porta a risparmiare sugli shampoo, eliminare spese inutili quali il barbiere, risparmi tempo dopo la doccia, uscendo dalla piscina, nel prepararti la sera prima di uscire.
Ha molti lati positivi, si.
Ma nella musica non è applicabile, su dai, ditemi adesso il nome di un singolo cantate e/o chitarrista che, completamente calvo, può essere avvicinato al vibrante carisma di un altro collega che accompagna le sue esecuzioni con una massa voluminosa e ondulata di lunghi capelli dorati. Robert Plant, senza i capelli, non sarebbe nessuno. Billy Corgan senza capelli è lo zio Fester della famiglia Addams o uno di quegli spot di sensibilizzazione sul tema Leucemia. Il cantante dei Rem è costretto a truccarsi vistosamente per pareggiare i conti e per essere un po più gay. Cosa sarebbe Mike Patton senza il suo casco nero petrolio di capelli leccati indietro? Il cantante dei Millencolin, da quando è calvo, non dice più nulla.
Il mondo della musica e il mondo dei capelli vanno di pari passo. Che anni sarebbero stati quelli dei Beatles se i fab four fossero diventati famosi senza portarsi dietro quella pettinatura? credete davvero che avrebbero avuto il peso che hanno avuto senza i loro capelli? E i metallari? loro non sono un cazzo senza capelli, anche se esistono parecchi esempi di metallari calvi, che però, più che membri del gruppo, sembrano persone casuali prese dalla strada per ricoprire un ruolo che non gli si addice più di tanto.
Ecco.
Non voglio fare quella fine li forse.
O forse, più probabilmente, sono solo insicuro e quindi vedo i capelli come una certezza di stima quando in realtà sono solo una bellezza accessoria.

Comunque, per concludere, si può notare quanto alla fine le mie paure principali siano tutte condizionate dallo stesso fattore: l'impossibilità di avere il controllo su di qualcosa.
Impossibile controllare un aereo.
Impossibile controllare la natura.
Impossibile controllare la vecchiaia.

Il segreto forse è semplicemente il lasciarsi andare e vedere come vanno le cose, affidarsi ad un destino superiore. Però mi sta sul cazzo, dai ho un cervello sfruttato pochissimo e non posso controllare la caduta dei miei capelli???

venerdì 7 maggio 2010

Re: Io e il mio cervello

Pochi minuti dopo la pubblicazione del post sul conflitto fra me e il mio cervello é entrato nel museo un Krishna, non só se effettivamente si definiscano cosí, fatto sta che é entrato uno di quei ragazzi vestiti di arancione con la testa rasata e la fronte colorata di oro.
Un sorriso ebete da sicuro ex-tossicodipendente ma che, a differenza di quelli che ti rompono il cazzo all´uscita dei negozi con la domanda: "Ehi ciao, che cosa pensi di chi esce dal tunnel della droga? Vuoi fare un offerta? Se ce la fai ti diamo questa bellissima penna assemblata dai nostri colleghi tossici!", con un fare gentile e pacato é riuscito a farsi ascoltare da me.
Certo, non aveva risposte se non quelle standard di una persona che, disperata, si é buttata in un mondo di facili risposte adattabili per qualunque stadio di una depressione conscia, ma aveva un qualchecosa che lo rendeva affidabile.
Il fatto proprio di essere entrato dicendo che la nostra mente mente e che la maggior parte dei nostri mali originano dal nostro cervello gli ha dato quell´investitura da "colui che sa come cazzo ti senti". Si puó dire che sia capitato a fagiuolo.
E non é stato il caso, di sicuro dietro cé qualcosa.
Che l´associazione Krishna controlli i blog di tutto il mondo per sapere in che momento una persona perde la fiducia nel cervello per potersi fiondare ed ottenere nuovi adepti?
A questo punto mi domando perché abbia riposto alla mia richiesta di aiuto solamente Krishna quando é chiaro che avrei preferito Obi Wan Kenobi.
Al diavolo!

Io e il mio cervello

una storia di amore e odio



Ultimamente il mio cervello si prende troppe libertá, vaga senza meta proiettando continue immagini nella mia testa, immagini di cui farei volentieri a meno. Ma come puó un uomo solo riuscire a controllare le maree cerebrali? Le fughe di gas tossico di una materia grigia che piú che grigia oramai é nera pece. Una macchia di petrolio che si espande lentamente ricoprendo ogni cosa, come in Louisiana.
Dico io, non é per niente razionale la totale impossibilitá di prendere il sopravvento sulla propria fantasia, ok, sulla carta potrebbe sembrare uno scontro fra titani ma il punto che sfugge é che un elemento dipende direttamente da un altro. Cosa chiedo, in pratica chiedo al mio cervello di darmi delle opzioni, magari anche esposte formalmente bene:

Cervello: "Buongiorno Padrone, come sta oggi? dormito bene? se fosse cosí gentile da concedermi un minuto vorrei che osservasse la lista di fantasie ed immagini che io, suo umile servitore, vorrei proporle oggi."
Padrone: "Buongiorno un cazzo. Che cazzo ti é preso stanotte? ancora con quei sogni? mi sembrava di essere stato chiaro con te l´altro giorno."
C: "Ma padrone, lei sa benissimo che io controllo solo in parte i sogni, posso decidere alcuni argomenti ma il risultato del mescolamento é del tutto casuale."
P: "Casuale o no dobbiamo risolvere il problema, puoi spegnere le trasmissioni magari?"
C: "Posso spegnerle per alcuni momenti del sonno ma non posso assicurare che la censura perduri nell´arco di tutta la notte."
P: "E` un rischio che posso correre, ok, vada per l´oscuramento del canale allora, fino a nuovo ordine lascia tutto offline."
C: "Come desidera Padrone. Posso procedere con il menú adesso?"
P: "Si, procedi pure."
C: "Allora, come antipasto oggi vorrei iniziare con delle fantasie leggere, una cosa alquanto scherzosa, ultimamente é molto in voga la rivisitazione di passate epoche storiche quindi partirei con una bella immagine di Lei a cavallo che attraversa un villaggio di contadini che la acclamano come salvatore del raccolto."
P: " No no no no, non ci siamo, io odio i cavalli, voglio qualcosa di diverso!"
C: " Padrone, non credo che un asino sia indicato!"
P: " Macché asino, su su cazzo impegnati, mettiamoci qualcosa di assurdo, dai!"
C: " Ma non possiamo partire giá con elementi assurdi! Siamo appena all´antipasto! Cosa vorrebbe, un grifone? un drago multicolore? un unicorno?"
P: "Ecco si! Fatta per l´unicorno! Mi piace, é un cavallo ma con quel qualchecosa in piú che non lo rende un cavallo! Non trovi?"
C: "Come vuole lei Padrone, peró credo che una partenza soft sia piú adatta..."
P: "Fanculo il soft, ah, e aggiungiamo pure che mi acclamano perché li ho salvati da un orda di barbari, 10.000 barbari in armatura di scorpione e tartaruga, e che li ho sconfitti tutti grazie alla lucentezza della mia spada laser!"
C: "Padrone, credo che ora lei stia esagerando, una spada laser?"
P: "Perché no? Sono le mie fantasie, posso metterci quello che voglio!"
C: "Si, ma lei infila sempre elementi tratti da star wars, non crede sia ora di cambiare un pó argomento?"
P: "Non ci sono unicorni in star wars!"
C: "Ha ragione, ma si ricorda di quel piccolo incidente di qualche settimana fa? La fantasia ambientata suoi banchi delle superiori e culminata con la scoperta dei poteri della forza e conclusa con lei che faceva roteare i banchi fuori dall´edificio facendoli schiantare sulle automobili degli insegnati? Si ricorda quanto tempo e quanto lavoro c`é voluto per riportare ordine nella sua quotidianitá?"
P: "Si ma adesso é diverso, sono pronto, sono capace di controllarmi, e poi si tratta solo di una spada laser! Dai cazzo!"
C: "Propongo una spada luminosa e lucente, capace di tagliare la pietra e il ferro ma non laser, una lama infuocata credo sia sufficente per darle quell´aria leggendaria."
P: "Che palle, accetto a malincuore, procediamo su."
C: "La ringrazio, proseguendo con il menú vorrei proporle come primo piatto una novitá, una fresca fantasia che riguarda lei, il successo musicale ed il benestare economico attraverso una serie infinita di concerti tutto esaurito. Accompagnerei il tutto con una capacitá di controllo vocale quasi totalitaria, direi qualcosa in piú delle 5 ottave che tanto la fanno sospirare e capelli, tantissimi capelli."
P: "Mmmm, sa di giá sentito, peró é un cliché che funziona, aggiungiamo una serie infinita di grupies e un concerto in uno stadio dove io vengo calato sul palco da uno Zeppelin in fiamme sul quale a caratteri cubitali é impresso il mio nome?"
C: "Credo si possa fare, si dai..."
P: "E posso decidere la formazione che mi accompagna? Tipo, vorrei alla batteria Dave Lombardo, al basso Lemmy, alla chitarra Dave Grohl e alle tastiere, mmm, chi cazzo potrei volere, Yoda! Si alle tastiere Yoda!"
C: "Padrone, sta infilando un altro elemento tratto da star wars, non crede sia il caso di rivolgersi ad uno specialista per risolvere questo problema?"
P: "Fottiti! Stai zitta cazzo, voglio Yoda alle tastiere! E`la mia cazzo di fantasia, potrei volere anche un mammut addestrato al flauto se solo lo volessi ma non lo voglio, voglio Yoda e voglio che suoni le tastiere saltando come un pazzo per riuscire a raggiungerle."
C: "Credo sia il caso di andare avanti, prima che sia troppo tardi, come secondo avevo pensato ad un classico che lei ama tanto, una giornata in cui riesce a controllare il tempo, fermarlo a suo piacimento per potersi dedicare alla svestizione e la vestizione di tutte le donne che preferisce."
P: "Siii mi piace! é da un pó che non la preparavi questa! Facciamo che sono a Milano durante la settimana della moda??? O no, meglio sull´isola delle amazzoni superfiche superlesbiche e superbisognose di essere inseminate? Quell´isola che avevamo preparato qualche anno fa, ti ricordi?"
C: "Si Padrone, ricordo. Ma le ricordo anche che su quell´isola lei ci é giá stato innumerovoli volte e che oramai quasi tutta la popolazione femminile é incinta. Vorrei inoltre ricordarle che, sempre seguendo le sue volontá, nessuna ha ancora partorito, ci sono donne incinta da 36 mesi che desidererebbero tanto staccarle la testa."
P: "Cazzo, hai ragione, ora ricordo, beh falle partorire tutte adesso cosí posso iniziare da capo!"
C: "Se le facessi partorire tutte adesso, nello stesso momento, lei si ritroverebbe 12.438 volte padre in pochi secondi. E`disposto a correre questo rischio?"
P: "Cazzo, ma non posso lasciarle cosí, e se le facessimo partorire e poi con i miei poteri fermassi il tempo di modo da poter approfittare di loro indisturbato?"
C: "Non credo che apprezzerebbe delle vagine che hanno appena sfornato bambini di 28 chili."
P: "Hai ragione, cazzo, vabbé falle partorire ora e la fantasia spostiamola a Milano durante la settimana della moda. Ah, giá che ci siamo, alle mamme dei miei figli manda dei fiori e dei cioccolatini e per il futuro sfrutta pure i soldi dell´altra fantasia per assicurare che tutti abbiano un instruzione decente. Ah, e in caso non dovessero bastare i soldi direi di optare per un olocausto nucleare sull´isola."
C: "Come lei desidera, vuole sentire il dessert?"
P: "Oh si, adoro i dessert..."
C: "Lo só padrone, é per questo che le ho preparato qualcosa di speciale, un semifreddo a base di vendetta e rivincita: lei, nella fabbrica della Mattel, Detective privato che svela il rapporto malsano e innaturale fra Big Jim e la piccola nipotina di Barbie, Shelly."
P: "Cervello, perché devi farmi questo?"
C: "Perché? Cosa non va padrone? Lei, in qualitá di detective, svela questo fattaccio e fa arrestare Big Jim che finisce dietro le sbarre, disonorato e alla mercé di tutti i cattivoni che potranno approfittarsi delle sue plasticose natiche ogni qualvolta lo desidereranno!"
P: "Mi hai deluso, potevi puntare su qualcosa di piú eclatante, invece no, non me ne faccio niente di questa subdola rivincita."
C: "Non capisco, ma mi dispiace averla delusa. Posso rimediare in qualche modo? Vuole celebrare di nuovo le nozze fra lei e Winona Ryder degli anni d´oro?"
P: "Non só, non ne ho voglia."
C: "Allora quella fantasia dove lei é invisibile e riesce ad intrufolarsi nel dormitorio femminile di un universitá americana a caso!"
P: "Giá fatto, giá visto, e poi le tette iniziano ad annoiarmi."
C: "Oddio Padrone, ma cosa sta dicendo! Perfavore, mi dica come posso aiutarla!"
P: "Facciamo una cosa normale dai, sto lavorando al Museion come tutti i giorni, mi sto annoiando come tutti i giorni quando all´improvviso..."
C: "Entra una classe di 20enni in gita dalla scuola di clausura per giovani ninfomani che le chiede una visita guidata speciale nell´orario di chiusura mentre non cé nessuno in casa e le videocamera di sorveglianza riprendono il tutto mettendola subito in rete e rendendola l´idolo di una nuova generazione di pugnettari?"
P: "Fuochino...e se invece di punto in bianco scoprissi di saper usare la forza?"
C: "... No, la prego, basta."
P: " Ma si, pensaci! Io che uso la forza e sposto tutte le opere del museo e faccio un casino esagerato e magari lancio pure i fulmini di forza dal tetto!!!"
C: "Padrone, io mi ritiro nei miei alloggi, quando vorrá farmi lavorare allora me lo comunichi."
P: "Si, ottimo, allora fai partire la programmazione quotidiana e siamo d´accordo per stanotte vero?"
C: "Si, come lei desidera Padrone."

Il cervello si ritira, lasciandomi da solo, perso nei miei deliri di onnipotenza.
Si butta negli psicofarmaci e negli antidepressivi e io mi tolgo un problema.
Sarebbe bello, si cazzo.

giovedì 6 maggio 2010

Il Re é merso.

È del tutto inutile stare a discutere del lutto ignobile, mutevole, volente o nolente, no lente: quindi l ´occhiale é lento e senza vento ma la vela non vola e non si inalbera la mole della mola.
Che sola, che solitaria, che aria, se salti in aria e spargi asparagi che sparano raggi nei volti dei re magi, re maggi, che il re mangi! E mangiando, bevendo, ingrassando l´evento si levi di capo, il capo si levi la corona e si elevi dalla prona, posizione tersa, definizione emersa, levatura scarsa, saldatura persa che verdura arsa. Come posso nutrire la mia reale persona con una dieta a zona? Che zona? che porre? come zona possono andare le Azzorre? E l´azzurro? il pomeriggio é tutto azzurro e lungo per meglio dire fungo, ecco si cosí potrei passare da licheni e affini a liquami e lini, chini, trini e uni, funi che come guerre puni che puniscono e conoscono o per meglio dire disconoscono e disco disco good good, goode bene chi ride in val d´ultimo e se adesso non mi ammazzo é grazie all´arazzo. Che cazzo. Che razzo, c´era un ragazzo che come me amava i bitorzoli sulla fronte delle fronde delle rane a frotte che rotte annebbiavano marciapiedi e strade, piú uniche che rade, piú puniche che, ah no l´ho giá detto e lo hai giá letto. A letto si, sarebbe giusto, ma dovrei fare la corte alla mia corte, ma le parole sono morte quindi la canto: cor te, partiró! Sono un tenore a tutte le ore ma il mio fetore fa da conduttore per dare spessore ad un qualunque terrone, guerra al terrore e al terrorismo sará un eufemismo ma non credo al miasmo e sopratutto nel marxismo, al massimo decrepito in uno screpito il tuo credo a discapito e se capito per caso nel tuo maso non farci caso ma fanne un caso o un casino, bel maso pieno di femmine e che bordello il tuo budello, ma tu sei il capo o il bidello? io sono re e sto da me e sto da sol e che si fa? la, mi, pia e ce e la pece e la pace. Sia fatta la luce, sia fatta la mia volontá, sia fatta la tua voluttuosa voluttá.
Che fine, fuochi d´artificio? fuchi da carneficio? fichi da ripiego mentre spiego che é tutto un vezzo e non vale un cazzo per cui mi tolgo di mezzo ma avviso, sono degno del mio regno come un ragno che é pregno del suo lagno. Tessete altre tessere mentre disseto il mio essere e saluto.
Addio e benvenuto.

lunedì 3 maggio 2010

Gnomi e cognomi.

Capitolo 2



Era una mattina come mille altre, il sole era pallido e nascosto da una coltre bianca ovatta, la temperatura non era per niente fredda, lontanamente calda, simpaticamente mite. L´umiditá permetteva appena il formarsi della rugiada sui fiori ma non il proliferare delle zanzare, il vento era azzerato e il silenzio si disperdeva interrotto solo dal ruminare di dentiera di qualche anziano.
Louis e Magda erano in giardino, come tutte le mattine si dividevano equamente i compiti da svolgere, oggi Louis avrebbe letto per mezz´ora il giornale, dato che era lunedí.
Un pó perché il lunedí era l´unico giorno della settimana in cui l´edicolante veniva rifornito e un pó perché il lunedí era la giornata che Louis dedicava al riprendersi dalle fatiche domenicali.
La domenica in genere si differenziava dal lunedí perché Magda iniziava a cucinare vero le 10:30 mentre Louis si dedicava a risolvere quelle faccende che durante la settimana aveva sottovalutato.
Pulire la vasca delle rane era una di quelle cose che Louis sottovalutava ben volentieri dato che a lui le rane non piacevano, erano un vezzo di Magda che aveva insisto per averle. Non che lei fosse una appassionta di questi anfibi, le voleva semplicemente per creare invidia nei vicini.
Luois non aveva obbiettato piú di tanto perché sapeva che non c´era odio in questo desiderio, sapeva bene che in una esistenza comandata da minuscole vittorie, l´avere un segno di distinzione cosí particolare significava entrare di forza nelle discussioni del quartiere.
E la vasca delle rane, suo malgrado, era stato un discorso capace di dominare l´attenzione dei vicini per almeno due settimane.
Louis non disse mai a Magda quanto quelle rane lo rendevano nervoso.
Optó per uno sciopero bianco ignorando completamente la cura e la pulizia di quel viscido mondo. E le rane, ben presto, avevano reso la vasca un luogo inospitale ed invaso di liquami gelatinosi che per lo piú erano stati creati per generare una sterminata figliata. Nel frattempo peró, invece di girini, la vasca si era popolata di ben piú fastidiose zanzare, insetti del tutto nuovi per il quartiere.
Cosí Louis si ritrovó ad odiare le rane per il loro odore e continuo gracidare e ancora di piú si ritrovó ad odiare le zanzare per il loro molesto volare e pungere ogni cosa nel loro giardino.
E Louis passava molto tempo in giardino.
Magda era invece piuttosto serena, le zanzare la ignoravano, come se avessero rinunciato all´idea di cercare uno spiazzo in cui pungere e nutrirsi in mezzo a tutte quelle rughe. Avevano invece dato vita ad altre 4 settimane di discussioni nel quartiere e la cosa, anche se non propriamente positiva, era ugualmente motivo di orgoglio per Magda.
Cosí, mentre quella mattina Louis allontanava le zanzare con il giornale appena acquistato e Magda dava una sistemata alla vasca, un enorme Tir pieno come un uovo viaggiava alla massima velocitá verso la collina che separava il quartiere dall´autostrada vicina, incurante degli alberi secolari che separavano il loro mondo protetto da il mondo bastardo e, usando la collina come trampolino, si schiantava in posizione perfettamente verticale sopra un attonita Magda, appiattendola insieme a tutte le rane.
Louis non aveva sentito nulla, aveva oramai l´abitudine di spegnere l´apparecchio acustico per ignorare il rumore di sottofondo generato dalle rane, si era accorto della comparsa del Tir solamente per l´ombra che gli si era proiettata sul giornale.
Richiuse il quotidiano, arrabbiato perché convinto di avere a che fare con una nuvola carica di pioggia, e con lacerante sorpresa si rese conto dell´immenso totem di lamiere che si ergerva nel suo giardino, piú precisamente sulla vasca delle rane (cosa che lo rendeva felice) ma ancora piú precisamente su sua moglie (cosa che lo avrebbe gettato nel piú totale sconforto).
Mentre si gettava al suolo nel pieno della disperazione, il destino decise di accanirsi contro di lui e aprí il portellone del Tir permettendo la fuoriuscita del carico. I vicini dissero che fu una scena molto toccante, Louis in lacrime impegnato a prendere a pugni e strappare a mani nude il prato mentre una pioggia di gnomi da giardino ricopriva quella disgrazia rendendola quasi comica.

domenica 2 maggio 2010

Raccolta numero 1.

è inutile piangere sull'altro versante

lacrime di coccobello

gallina vecchia fa buon viso a cattivo bordo

can che abbaglia col morse

anche l'occhio vuole la sua partner

l'essenziale è invisibile agli orchi

niente di nuovo sul fronte ocipitale

meglio un uovo oggi che una gallina in due mani

tanto và la gatta a largo che ci lascia il materassino

il mattino ha l'Oreo in bocca

il buongiorno si vede dal martirio

tu vuoi la moglie Piera che fa a botte ubriaca