lunedì 27 settembre 2010

Anima Nera

Strati di gelatina per impressionare i capelli e renderli immuni alle intemperie e al vento, aggiungiamo anche al sudore che si genera ballando vigorosamente per nottate intere al ritmo di canzoni anni 50. Giradischi che gracchiano note di chitarre appena distorte mentre una serie infinita di piedi battono violentemente il suolo facendo sobbalzare la puntina e regalando attimi di pausa mentre il selezionatore di dischi, che non ha mai voluto fare quel lavoro, repentinamente corregge e pulisce da graffi impolverati la superficie vinilica delle loro danze.
Alla fine era un rifugio dagli occhi dei paesani che continuavano a puntarli, seguendo le loro azioni quasi attendendo un errore. Essere diversi in una società fatta di uguali voleva dire lampeggiare nella notte e rendere il colore della propria pelle, che nella notte trova la sua gemellanza, un segno di riconoscimento luccicante.
Luccicante come le fronti di tutti i ballerini che, per dimenticare l'odio, sudavano fino a svenire a terra distrutti, completamente disidratati, felici e liberi.
Liberi per modo di dire, terminato il buio il sole li riportava nel luogo in cui vivevano. Tornavano a servire famiglie ricche, a coltivare piantagioni di mais, a pulire stoviglie, ad essere maltrattati.

"L'ho trovata ieri nel giardino dietro casa dei Buick"
"Cavolo, ma era nascosta?"
"Si l'avevano appena sotterrata, ma con tutte le piogge della settimana scorsa è uscita fuori, era in una scatola di latta"
"Ah ecco perchè è così pulita! Posso tenerla in mano?"
"Non lo sò, sei grande abbastanza?"
"Si che lo sono! oramai ho 11 anni!"
"Ma si dai, tieni, tanto è scarica..."
"Cavolo ma è pesantissima! Ma hai provato a vedere se funziona?"
"Non ancora"
"E perchè no? potremmo andare ad allenarci dietro il vecchio capanno"
"Non voglio, non è il momento giusto"
"Dai andiamo a divertirci un pò solo io e te! Non lo diciamo a nessuno!"
"Ti ho detto di no! Numero 1 tu hai 11 anni e non dovresti giocare con certe cose, numero 2 nella scatola c'era solo un proiettile e non voglio usarlo per divertirmi e basta."

venerdì 10 settembre 2010

Non è stata una grande idea.

Fare l’aggiornamento dell’Iphone stanotte prima di andare a dormire.
Alle 03:47 era ben lungi dal concludersi e io non riuscivo ad addormentarmi con il pensiero che la mia unica sveglia potesse non funzionare.
Quindi sono rimasto con gli occhi sbarrati a fissare il riempimento di una barra blu, ripetendomi continuamente che il gioco valeva la candela.

Ora fisso questo argagno tecnologico con la nuova messa a punto che mi ha rubato del sonno prezioso e mi domando: a che cazzo serve aggiornarsi di continuo?

Non è corretto, la velocità con la quale diventiamo obsoleti non rispetta il corso naturale della vita di un uomo. Mi viene da pensare a come si poteva diventare obsoleti negli anni passati.

Uomo di Neanderthal 1: “Ma sei cretino? Mangi ancora la carne cruda? Ma non sai che hanno scoperto il fuoco adesso?”
Uomo di Neanderthal 2: “Sei tu che sei cretino, questo è sushi! Và un casino quest’anno!”

No, questo non era un grande esempio.

Però avete capito cosa voglio dire.

Il dubbio della formica.

“Quindi mi stai dicendo che il mio destino é l´essere infelice per sempre?”
“Nooo, per sempre é un lasso di tempo troppo lungo, direi piuttosto l´essere infelice fintanto che dovrai avere a che fare con te stesso…”
“Mmm. Quindi non ho via di scampo?”
“Puó essere, vedi, il tuo destino é comune a quello di molti altri esseri umani che hanno il tuo stesso problema, ovvero l´essere delle eccezioni che la natura non prende in considerazione.”
“Spiegati meglio.”
“Prendiamo un esempio di comunitá perfetta, dove tutti lavorano per un bene comune a prescindere dalla felicitá propria. Direi che il formicaio calza a pennello. Allora, in un formicaio tutte le formiche collaborano costantemente per riuscire a prosperare e vivere, con il minimo interesse verso la realizzazione propria. Molte vite si spengono per dare spazio a vite altrui che mai si incontreranno se non per millesimi di secondo in uno spazio dove tutto é regolato da un istintivo ordine trascendentale. Abbiamo le operaie, che lavorano per la societá creando case, canali, strade, procurandosi il cibo, producendo beni che probabilmente non sfrutteranno mai. Abbiamo le soldato, il cui scopo é difendere la comunitá dagli attacchi esterni e supervisionare il lavoro delle operaie e infine abbiamo quelle adibite alla riproduzione, ovvero le regine. Seguimi con attenzione ora: fra tutte queste categorie le uniche che copulano sono le regine perché femmine. Vedi, una grande divisione che ho trascurato per dare un pó di suspance é che prima ancora del loro scopo per la societá le formiche si dividono in due grandi categorie: le fertili e le sterili.”
“Non capisco dove vuoi arrivare, sembra che tu stia cercando di vendermi come soluzione il comunismo passando attraverso degli insetti.”
“Pazienta amico, pazienta. Quello che voglio dire é questo. Applichiamo ció che ho elencato fino ad adesso al genere umano. Semplificando notevolmente anche noi ci dividiamo in queste categorie: gli operai che producono, che comprendono gli impiegati, gli avvocati, i produttori cinematografici, gli scrittori, i panettieri, gli artisti, le ballerine, i calciatori, i giornalisti, i muratori, i geometri e chi piú ne ha piú ne metta, in pratica tutto il genere umano attivo. Abbiamo poi i soldati che difendono, divisone sottilissima se applicata all´uomo ma importante, essi sono come le operaie, lavorano anche loro per un bene ma, a differenza della passivitá operaia, combattono per un bene migliore per se stessi. Una specie solitaria che usa la propria abilitá per emergere dal lavoro operaio. Infine abbiamo le regine. Sarebbe restrittivo applicare il termine regina al solo mondo femminile. Per quanto possa sembrare calzante peró esclude la peculiaritá di questa categoria. Le regine sono presenti ovunque, esse non sono ne operaie, dunque utili, ne soldati, dunque ambiziosi, esse sono consapevoli. Consapevoli del proprio ruolo e della loro capacitá moltiplicativa. Ce ne sono poche nel mondo, ma comunque ce ne sono. Si nascondono spesso in massaie, in impiegati insospettabili, in leader carismatici, in pezzenti sgangherati. Ma ce ne sono migliaia, forse milioni. Ogni regina é consapevole di se ma esclude l´esistenza di altre simili a lei. Le troviamo negli atteggiamenti di chi si aspetta di essere servito ma anche di chi serve sapendo di stare facendo qualcosa per cui non é destinato. Mescolando un pó di psicologia spiccia possiamo dire che gli operai producono senza porsi domande, i soldati producono per non avere domande e le regine domandano per non produrre.”
“E io cosa centro in tutto questo? Ho un lavoro, só di essere bravo in quello che faccio e mi permetto di tentare anche altre strade nella speranza di ottenere un miglioramento.”
“Ecco, hai individuato il punto. Tu sei il fallimento di tutte queste categorie.”
“Fottiti!”
“No no no, non ti offendere, aspetta. Vedi, tu non sei un operaia perché fai quello che fai non per la societá e neanche per sopravvivere, lo fai per avere un appiglio, una rete di salvataggio. Non sei neanche un soldato perché lotti appena in altre direzioni, tentando timidamente di emergere dalla massa e non sei neppure una regina perché continui a porti domande sul tuo ruolo, escludendoti dunque la consapevolezza che ti serve per adagiarti sulla tranquillitá. Tu sei quello che io amo definire “il dubbio”. Sei come una figura geometrica di quei giochi per bambini che si usano all´asilo, quelli dove devi infilare le forme nel giusto foro, la stella nella stella, il cerchio nel cerchio, il quadrato nel quadrato. Tu sei una figura che volendo potrebbe entrare dove vuole ma che, a causa della sua forma incerta, si autoesclude dal gioco.”
“Ora mi stai dicendo che la mia infelicitá é autoindotta da una totale incapacitá di adeguamento e da una propensione all´autodistruzione tramite il dubbio?”
“È una definizione molto restrittiva ma puó pur sempre calzare.”
“Ok, peró non sono stato io a dire Il dubbio è scomodo ma solo gli imbecilli non ne hanno.”
“No, quello lo ha detto Voltaire. Vedi, Voltaire non era come sei tu, lui ha prodotto qualcosa. Per quanto razzista puó essere stato qualcosa di suo ci é arrivato. Tu al massimo aggiorni il tuo blog ogni tanto.”
“Ció non fa di me uno scrittore, ne sono ben consapevole. Ne mai ho pensato di esserlo.”
“Vedi che non agisci? Vedi che ti accontenti ma contemporaneamente sogni di non farlo? Vedi che non ti adegui ad un ruolo? Sei persino piú inutile di un ignavo.”
“La cosa incredibile é che, nonostante tutto, non riesco neanche ad offendermi oggi.”
“Questo é perché non sei fertile.”
“Scusa?”
“Non ho finito con le formiche. Abbiamo visto che non appartieni a nessuna delle categorie utili per la societá, che non sei uno che agisce, non sei uno che lotta e non sei neanche uno che si adagia. Tutte queste categorie sono peró controllate da un sistema a due soluzioni: il successo e il fallimento. La fertilitá e la sterilitá. Per non creare disordini nella societá le operaie dovranno rimanere sempre sterili, vivendo felici nel loro ruolo, ci saranno poi le soldato che non contente della loro sterilitá lotteranno per arrivare al successo e poi ci sono le regine, nate fertili e consapevoli. Tu hai lo strano dono, inquanto non categorizzabile, di poter scegliere se essere fertile o no. Il punto della questione peró é che tu non sceglierai mai, perché destinato al dubbio. Credo che se tu avessi una buona percentuale in meno di fantasia avresti piú contatto con la realtá e di conseguenza prendersti una decisione senza troppe domande. Da qui nasce la tua infelicitá e la condanna ad essere sempre in conflitto con te stesso.”
“Tutto ció non é facile da digerire, te ne rendi conto?”
“Non ti preoccupare, non mi aspetto tu capisca, se ti adeguassi al tuo destino spezzeresti la magia che ti circonda. Comunque ti ho giá detto di non spaventarti. Non sei solo.”
“Vuoi forse dirmi che anche tu sei un dubbioso come me? In tutto questo, tu dove ti posizioni?”
“Io? Io sono un cazzo di formichiere.”